immagine




    immagine




    immagine




    immagine




    immagine




    immagine




    immagine




    immagine




    immagine




    immagine




    immagine




    immagine

In dieci anni l'indice di vecchiaia passa da 114,1 a 150,7

La Bergamo futura a misura di anziano

Presentati i progetti di FNP CISL, SPI CGIL e UILP UIL


Negli ultimi dieci anni, in provincia di Bergamo, l’indice di vecchiaia è passato dal 114,1 a 150,7. È in pratica il rapporto percentuale tra il numero degli ultrasessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni. Nel 2020 l'indice di vecchiaia per la provincia di Bergamo dice che ci sono 150,7 anziani ogni 100 giovani.

In provincia il 21,4% della popolazione è sopra i 65 anni, 4 punti percentuali in più del 2006, ma quello che preoccupa di più è il numero degli anziani che vivono soli: in città è il 34% della popolazione anziana.

A partire da queste riflessioni, i sindacati dei pensionati di CGIL CISL UIL della città di Bergamo hanno messa a punto un percorso (“Città a misura d’anziano”) concordato con il Comune pe predisporre una serie di interventi volti a migliorare la qualità della vita degli over 65 e la loro partecipazione alla comunità, sociale e politica.

Lo scorso annoriferiscono  Aldo Guarnone, Lorenzo Gaini e Lia Selogni, responsabili delle sezioni cittadine di FNP CISL, SPI CGIL e UILP UIL - abbiamo affrontato la nostra visione di over 65 sulla città ed oggi alziamo lo sguardo  sulla città che deve essere anche una città che costruisce il futuro, partendo dalla domiciliarità, cioè pensare agli interventi complessivi per un efficace presenza sul territorio  di un nuovo modello che aiuti gli anziani a restare nelle proprie case, per non essere sganciati dal tessuto sociale e familiare”.

I gruppi cittadini di FNP SPI e UILP bergamaschi hanno realizzato, attraverso una serie di incontri con militanti, iscritti e anziani di tutti i quartieri, un quaderno fitto di “proposte realistiche e fattibili  su tre campi: domotica e tecnologie dedicate all’assistenza, barriere architettoniche e proprietà immobiliare”.

Le “pantere grigie” orobiche hanno presentato nel corso della seconda conferenza cittadina sulla popolazione over 65 la propria proposta di laboratorio della domiciliarità, alla presenza di sindaco e parte della giunta, oltre che di molte associazioni che si occupano a vario titolo di fragilità, per creare un “luogo di pensiero, di confronto, di proposte coordinate e fattibili, per promuovere la conoscenza e l'ascolto delle varie realtà, un luogo di orientamento delle scelte, che sempre spetteranno alla politica, ma che possono essere condivise nell'elaborazione interfacciandosi anche con i gestori delle varie iniziative”.

La giunta comunale di Bergamo ha accettato la sfida, come già successo con la conferenza precedente. “Una sfida per una giunta ambiziosa come la nostra: come intercettare tutti gli anziani che necessitano di risposte? Il laboratorio diventa fondamentale perché attiva gli anziani e le loro necessità” ha detto l’assessora Marcella Messina.

I servizi sociali come sono pensati fino a oggi non sono sufficienti: ha ribadito il primo cittadino Giorgio Gori - abbiamo avvicinato bisogni più esili e quotidiani nei quali la capacità di intervenire in termini di prevenzione ha possibilità di consentire maggiori risposte se si centrano le esigenze e le risposte. Il progetto partito da Bergamo ha poi chiamato a raccolta altri capoluoghi di provincia di 4 regione e ha fatto proposte di cooperazione per un focus su tre obiettivi: fragilità degli anziani, povertà e giovani in età scolare. Questo, insieme agli stimoli che arriveranno dal Laboratorio che avete proposto,  ci aiuterà a focalizzare i nostri interventi”.

Il primo scoglio per la realizzazione dell’utopia pensionata riguarda l’aspetto economico, dal momento che si parla di pensionati, che, a Bergamo, hanno un assegno medio di poco superiore ai mille euro.

Nella relazione dei sindacati si legge che “il patrimonio immobiliare degli anziani rappresenta una fonte di reddito e una risorsa disponibile per sostenerne le necessità. Il processo di impiego degli strumenti finanziari però appare troppo sbilanciato nel rapporto diretto ed esclusivo fra un mercato aggressivo e il cittadino anziano richiedente, che va considerato spesso come il soggetto debole fra i due contraenti, proprio per l'assenza di un equilibrio di fattori nella transazione, dovuto alle diseguali competenze, alle diverse condizioni di contesto e alle spinte motivazionali. È quindi l’Ente pubblico che dovrebbe porsi come tutore, intermediario e garante dell’anziano, accompagnando e affiancando la persona verso una scelta consapevole e sicura”.

Trovata la quadra sul primo passaggio, il progetto della “città a misura d’anziano” prevede che  il domicilio si adatti alla situazione evolutiva della persona, per evitare che la casa, con l’avanzare delle fragilità dell’anziano, si trasformi in una trappola. “L'intervento sull'ambiente domestico, sulle strutture e sulle infrastrutture diviene pertanto funzionale e strategico: serve eliminare le barriere architettoniche nell'alloggio e nel condominio; occorre attuare una programmazione del territorio ridisegnando gli spazi urbanistici; favorire un uso alternativo della casa degli anziani, aperta a forme e modelli abitativi nuovi".

Poi, l’applicazione delle tecnologie al fine di un miglioramento della qualità della vita domestica, sviluppando una casa intelligente a sostegno dell’invecchiamento e dell’autosufficienza. Il fenomeno dell'invecchiamento sta suscitando l'appetibilità di un business vivace e invasivo, sovente più attento e veloce delle politiche pubbliche, con un'offerta privatistica poliedrica (polizze assicurative, assistenza privata, domotica, ausili, ecc.), ma spesso con i peculiari caratteri della speculazione; la natura selettiva dell'offerta tende inoltre a rispondere più al reddito che ai bisogni in un rapporto disequilibrato dove l'anziano figura tra i contraenti come il soggetto più debole e non protetto”.

La norma – concludono i sindacalisti - dovrebbe essere che gli anziani restino nella loro  casa, dove vanno protetti, anche grazie a interventi di assistenza domiciliare, forme di cohousing, case famiglia. Gli anziani non devono rappresentare un peso, perché se si pensa con meno superficialità, si scopre che la fragilità è di tutti. Se riuscissimo a guardare con coraggio le criticità emerse durante l’ultima epidemia, troveremmo spunti e idee per cambiare il sistema, perché una città a misura di anziano è una città ospitale per chiunque”.



torna all'Home Page


immagine




immagine




immagine




immagine




immagine




immagine




immagine




immagine




Confederazione Italiana
Sindacati Lavoratori


Indirizzo sede provinciale
via Carnovali, 88/a - Bergamo