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Presidio unitario il 4 dicembre davanti alla Prefettura di Bergamo

Le tante ragioni dei pensionati

Esposte al Prefetto le richieste da inserire nella legge di bilancio


Le ragioni dei pensionati portate in piazza per lanciare un monito al governo. Dopo aver partecipato alla grande manifestazione nazionale del 16 novembre al Circo Massimo a Roma, i sindacati dei pensionati SPI-CGIL, FNP-CISL e UILP-UIL di Bergamo sono tornati a mobilitarsi il 4 dicembre organizzando un presidio di fronte alla Prefettura di via Tasso.
 
Abbiamo chiesto al Prefetto di portare all’attenzione del Governo le richieste da inserire nella Legge di bilancio in discussione in Parlamento - ha spiegato Caterina Delasa, Segretaria generale Fnp Cisl Bergamo. Tre le rivendicazioni sostentute:

  • la piena rivalutazione delle pensioni di importo fino a 7 volte il trattamento minimo;
  • l’allargamento della platea dei beneficiari della 14mamensilità oltre il limite attuale dei mille euro;
  • una legge di civiltà che aiuti le persone e le famiglie ad affrontare il dramma dellanon autosufficienza.

A Bergamo e in provincia, i pensionati, cioè tutti coloro che percepiscono uno o più trattamenti pensionistici, sono circa 276.000. Il 51,5% circa è rappresentato da donne e il 48,5% da uomini. Complessivamente sono poco meno del 25% della popolazione bergamasca. “Rappresentano quindi - ha spiegato Delasa - una fetta consistente e importante del nostro tessuto demografico, che sostiene (e ha sostenuto in questi anni di crisi) le condizioni economiche e sociali dei più giovani. Si tratta di valori quantificati ben al di sopra dei più recenti interventi di sostegno al welfare".

In provincia di Bergamo un pensionato percepisce mediamente più di un trattamento pensionistico (precisamente 1,37 trattamenti ciascuno) mentre molte persone anziane non percepiscono alcunché. Particolarmente critico è il dato delle diversità economiche tra uomini e donne: complessivamente il 35% di chi percepisce uno o più assegni in provincia sta sotto la soglia dei 1.000 euro al mese, ma se guardiamo solo le donne questa percentuale sale quasi al 50%. E se osserviamo chi percepisce meno di 1.000 euro al mese vediamo che le donne sono ben il 72,5 % del totale.




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